28/07/2016
Una Regione modello - Analisi di Alberto Valmaggia, Assessore alla Montagna e all'Urbanistica della Regione Piemonte
Negli ultimi anni, il Piemonte è diventato una regione modello in Italia per le sue politiche di valorizzazione e recupero del patrimonio edilizio e architettonico montano. È cresciuta una nuova consapevolezza, una maturazione prima di tutto culturale della quale tutto il Paese (si pensi alle norme contro il consumo di suolo e agli incentivi per chi ristruttura il proprio immobile) inizia positivamente a prendere atto. L'analisi del grande potenziale architettonico espresso nelle vallate alpine e appenniniche piemontesi ci conferma che qui, nelle nostre Terre Alte, si concentra un patrimonio immenso. E questo percorso si intreccia con la storia e le dinamiche antropologiche delle valli, in particolare nelle fasi più acute dello spopolamento. Così, per chi ha responsabilità politiche e istituzionali, diventa ancora più necessario interrogarsi sul futuro di quel patrimonio abbandonato. Non tanto per un semplice recupero, per sperimentare stili o ricostruire quello che non è più, ma principalmente per capire come quel territorio montano possa diventare oggi un luogo in cui "tornano" a vivere e a lavorare persone che guardano alle Terre Alte come area non solo ludica, bensì come dimensione in cui crescere. È questa la sfida vera, anche per la politica.
Naturalmente, questa necessità si accompagna a due obiettivi che bisogna avere chiari. Da una parte come agevolare il recupero architettonico ed edilizio degli immobili; dall'altra, come favorire la residenza stabile, le attività economiche, le iniziative imprenditoriali. La nostra Regione, con la misura 322 del Psr 2007-2013, lanciata nel 2009, ha sicuramente aperto percorsi importanti, seguiti poi in altre parti d'Italia. Non si è però riusciti fino in fondo, sui territori e tra le borgate individuate, a soddisfare l'obiettivo di insediamento di nuove imprese. Solo alcuni Comuni possono dire di aver creato nuovi posti di lavoro. Su questo dobbiamo lavorare da oggi con tutte le associazioni che si occupano di montagna e con gli Enti locali. Dovremo veicolare su questo sostenibile sviluppo economico nuove risorse del Por Feasr e del Por Fesr.
Dobbiamo continuare a lavorare sulla formazione, sulla interazione tra pubblico e privato, sulla capacità del Piemonte di attirare investimenti.La sfida ulteriore, dei prossimi anni, sarà intercettare singoli, famiglie, imprese che vogliono recuperare gli immobili e viverci. Che vogliono investire.
Servono strumenti normativi per agevolare questi percorsi. Li studieremo. Servono risorse e mi auguro possa essere mantenuto l'ecobonus nazionale, oltre alle detrazioni sulle ristrutturazioni, agevolazioni positive per i privati. Con i Comuni, dobbiamo lavorare su tutti i temi legati all'efficientamento energetico di edifici pubblici e illuminazione. Ma anche su piccoli impianti da fonti energetiche rinnovabili e gestione forestale attiva. Pezzi di un complessivo percorso che rende le vallate delle "Smart e green communities", comunità verdi, intelligenti, interconnesse, sostenibili. In questo percorso si inserisce perfettamente la rivitalizzazione dei borghi e dei centri storici. Si inserisce un nuovo ruolo per i territori rurali e montani, che da margine diventano centro. È il nostro impegno, mentre sono operative 50 Unioni montane di Comuni, i Gal avviano il loro Piano di sviluppo locale, apriamo una nuova programmazione comunitaria, prende corpo il programma Aree interne e siamo pronti al varo della Strategia macroregionale alpina. Strumenti operativi e politici per un nuovo protagonismo della montagna, in Piemonte e in Italia.